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astringente, cicatrizzante, starnutorio, sudorifero.
foglie essiccate, fiori (luglio), radice (settembre); essiccare rapidamente all’ombra in luogo aerato.
olio essenziale, resina, tannino, acido malico, cera, gomma, silicio, pigmenti.
L’origine del nome Arnica è abbastanza oscura; potrebbe essere una deformazione del greco ptarmica, termine che significa che fa starnutire. Ignota nell’antichità, questa pianta viene citata per la prima volta da S. Ildegarda e, in seguito, utilizzata dalla Scuola medica di Salerno. Nel XVI secolo, Mattioli la descrisse e la disegnò, poi i medici la prescrissero, più o meno opportunamente. Su di essa ci furono discussioni interminabili riguardo le sue virtù terapeutiche e gli eventuali danni che potava causare. L’arnica, nel XIX secolo era chiamata la china dei poveri, per le sue proprietà febbrifughe (espressione maliziosamente rovesciata dai suoi detrattori in povera china). Ai giorni nostri, è stata riconosciuta come un tossico pericoloso per la maggior parte dei visceri e del sistema nervoso. Bisogna perciò destinarla a uso esterno, sia per gli uomini sia per gli animali, salvo prescrizione medica. L’arnica è una pianta perenne di montagna, di cui i montanari fumano le foglie; come succedaneo del tabacco è utile nel caso di una cura disintossicante.
Attenzione!senza una precisa prescrizione medica, riservarla a uso esterno. |
Battonica, Piantagine delle Alpi, Stranudèla, Tabach de montagna, Tabacco dei Vosgi
Arnica montana L.
da 20 a 60 cm. perenne, fusto fiorale eretto, semplice, glandoloso, peloso; foglie a rosetta alla base, aderenti al suolo, compatte, ovali quelle caulinari più piccole, lanceolate; fiori giallo-arancione (maggio-luglio) in grossi capolini solitari e, completati, sotto, da 2 più piccoli all’ascella di brattee opposte, 15-20 fiori ligulati all’esterno, fiori tubolosi al centro; achenio peloso a piumetto; rizoma obliquo, bruno. Odore aromatico; sapore molto amato.
terreni aridi delle Alpi e dell’Appenino settentrionale; da 600 a 2800 m.